Il rilancio dello Sport

Condividi sui social

Pubblichiamo una breve relazione incentrata sulle problematiche fiscali e organizzative delle società sportive dilettantistiche, argomento molto trattato da tutti i convegni degli addetti, a partire dagli Stati Generali dello Sport, predisposto da Luca Bassilichi, Direttore Generale di Sporteams srl, startup innovativa sul tema della digitalizzazione delle Società Sportive. L’argomento, al di là degli aspetti tecnici e sociali della proposta, tenta di reinterpretare un mondo, quello del volontariato sportivo ma anche quello assistenziale, che declina pericolosamente verso l’abbandono e/o la marginalizzazione, in assenza di scelte coraggiose e innovative.

ROAD 2030: IL RILANCIO E LA REINVENZIONE DELLO SPORT PASSA DALL’INNOVAZIONE DIGITALE

Nel 2023 è stata approvata la “Riforma dello Sport”, iniziata nel 2019. Sempre nel 2023, a settembre, il diritto allo Sport è entrato in Costituzione collocandosi nell’art. n. 33, tra il n. 32 che sancisce il diritto alla salute ed il n. 34 che riguarda il diritto all’istruzione.

La Repubblica Italiana riconosce il valore educativo, sociale, e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme.

Un parto molto lungo, complesso e complicato, che cambia radicalmente l’approccio a fare e far fare Sport. Di conseguenza diventa necessario possedere una visione ed un modo di gestire rivoluzionario per affrontare la realtà e tutti i conseguenti rivolgimenti in essere. L’esempio spagnolo è illuminante, con risultati chiari ed incontrovertibili. L’idea di fondo parte dal ripensare il governo del territorio, il ruolo del rapporto pubblico-privato, i bisogni dei cittadini e le capacità del sistema sportivo di gestire il cambiamento con obiettivi pluriennali da verificare e raggiungere anno dopo anno. Certamente il cambiamento deve partire da una nuova consapevolezza dello Sport di base, giovanile e dilettantistico.

Possiamo dire che per gestire la Riforma, soprattutto i bisogni dei cittadini (nuovi Sport, allargamento della base anagrafica che comprende la fascia sempre più numerosa degli over 65, l’inverno demografico, la banca dei tempi dei cittadini) dobbiamo far diventare le nostre Associazioni Sportive delle vere e proprie aziende, seppur no profit.

Questo significa: organizzazione del lavoro, marketing, conoscenza delle logiche dei social media, formazione, sostenibilità economica e sociale ed inserimento di nuove figure under 30.

Lo Sport è diventato un bene di prima necessità. Un bene che deve essere oggetto di sgravi fiscali a favore di chi permette che si faccia Sport tutti i giorni ovvero i sodalizi sportivi e delle famiglie. Sgravi fiscali che permettano a tutti l’accesso allo Sport.

Sgravi fiscali a costo zero per la pubblica amministrazione. Infatti, è ormai dimostrato come in un triennio gli investimenti nello Sport vengono recuperati dai minori costi del Sistema Sanitario Nazionale, grazie alla lotta alla sedentarietà, al minor consumo di medicine, alla promozione dello Sport anche verso gli anziani, al benessere psicofisico e al valore sociale della condivisione.

Allora perché stare fermi?

Perché far vincere solo il lamento, il galleggiamento, il rimando stantio ad una passata età dell’oro che non è mai esistita?

Le ASD/SSD, se vogliono rilanciare lo Sport e sopravvivere economicamente, se vogliono continuare a svolgere il loro ruolo sociale fondamentale, devono cambiare profondamente e velocemente.

Devono, cum grano salis, aprirsi al marketing, al digitale ed all’innovazione. Di fatto accettare con gioia che la rivoluzione copernicana dello Sport è in atto, lanciandosi con forza nella reinvenzione dello Sport. Certo manca un Giulio Onesti, tanto per fare un nome, che nel 1946 si caricò sulle spalle la ricostruzione dello Sport in Italia.

Partire da un dato di fatto che nell’ era del digitale anche lo Sport deve evolvere riconoscendo che qualunque tipo di comunicazione, ricerca, acquisto, condivisione, fidelizzazione passa attraverso uno smartphone. Con le attività marketing si possono identificare i target ed il mercato lavorando sui bisogni del proprio contesto sociale. Così è possibile creare, comunicare e rendere disponibile ad una comunità un valore superiore e servizi ad hoc. Il marketing aiuta il sodalizio sportivo a scoprire nuove opportunità di mercato solidale, sostenibile e di business, nonché a identificare i bisogni ed i desideri insoddisfatti della clientela. Si può iniziare a soddisfare i bisogni della comunità pensando alla banca dei tempi degli iscritti e delle loro famiglie, aumentando l’orario di apertura degli impianti sportivi anche con il coinvolgimento dell’economia del territorio.

Il corpo sociale, i volontari, sono sempre una forza vitale ma devono accrescere la loro capacità. Fondamentale diventa la creazione di un nuovo modo di concepire il dirigente sportivo, che sempre più sarà centrale nel sistema sportivo; di conseguenza diventa strategico e vitale il riconoscimento delle necessarie competenze dei dirigenti sportivi.

Le singole associazioni sportive, le federazioni, le istituzioni e gli sponsor e gli stakeholder devono concepire i sodalizi sportivi come aziende, seppur per la maggior parte no profit. Si deve essere consapevoli che il Marketing, il controllo di gestione, la digitalizzazione, la formazione continua, la competenza nel progettare e realizzare bandi e la sostenibilità sono elementi essenziali per gestire il mondo sportivo.

Non è possibile far fare Sport senza imprenditorialità, soprattutto, nello sport di base a forte componente sociale, di territorio e comunità.

Solo così potremo reinventare e rilanciare lo Sport di base, solo così potremo gestire la Riforma dello Sport, le nuove normative sull’IVA e tutte le sfide dei prossimi anni a partire dalla lotta senza quartiere alla sedentarietà.

Dobbiamo ridefinire i Valori, la Missione e la Visione concentrandosi sul budget necessario per raggiungere gli obiettivi posti e la soddisfazione della propria base sociale: dai tesserati ai soci, dai quadri tecnici all’utenza. Naturalmente dobbiamo agire sui risparmi dei costi, sulla crescita dei servizi, sul miglioramento dell’offerta tecnica e capire dove aumentare gli introiti.

Tutto ciò è possibile. Chiaramente lo si deve volere, si deve amare il cambiamento e non subirlo.

Solo alcuni esempi di getto.

Per diminuire i costi abbiamo fatto un vero progetto sul risparmio energetico? Abbiamo chiaro come può diminuire la bolletta anche dell’acqua?

Per gestire l’Associazione abbiamo tenuto conto dei risparmi, e della soddisfazione dei tecnici e della fidelizzazione della base associativa mediante un uso pervasivo del digitale?

Abbiamo contezza dei vantaggi se aumentiamo l’orario d’apertura, per almeno 12 ore al giorno con un’offerta adeguata di servizi? Infine stiamo elaborando un progetto per aumentare gli introiti?

Della serie si può fare!

Bisogna solo voler cambiare per il bene dello Sport, del benessere dei propri associati e per la crescita del proprio territorio.

Ammetto di essermi sbagliato: ritenevo che la Riforma dello Sport sarebbe stata introdotta realmente nel 2023 e che avrebbe funzionato da detonatore proattivo per introdurre quei necessari cambiamenti per rilanciare e reinventare lo Sport giovanile, di base e dilettantistico.

Appurato che gli attori in gioco non ritengono necessario un forte cambiamento, dobbiamo impegnarci ancora di più per lanciare progetti operativi e concreti che dimostrino, come ho già detto, che per gestire lo Sport si deve considerare il sodalizio Sportivo come una azienda seppur non profit. Quindi un’attività che sia consapevole che per fare Sport si deve saper far fare Sport.

Chiaramente si deve lavorare in un contesto difficile con una Riforma mal fatta e peggio gestita. La Riforma dello Sport lanciata nel 2019 e “definitivamente approvata” nel 2023 è ancora piena di lacune, mancano alcuni decreti attuativi, emergono contraddizioni evidenti. Il ministro Abodi, in un malriuscito tentativo di difesa, la definisce una Riforma a rilascio graduale.

Il problema non è solo il rilascio graduale ma la cultura dell’ultimo momento che assurge a metodo, come nel caso della proroga del vincolo sportivo. Non è stata rispettata una sola data annunciata per legge in questi anni. Così uccidiamo la programmazione, lo spirito imprenditoriale del mondo dello Sport, ma vengono colpite anche le attività collaterali, non ultima chi deve fare il software per rendere, finalmente, i sodalizi sportivi delle imprese no profit che si organizzano in termini manageriali.

Le proroghe dell’ultimo minuto premiano i soliti noti che non vogliono cambiare mentalità e cultura di gestione delle associazioni sportive. Le proroghe tolgono respiro alla libera competizione, annientano il dibattito tra pubblica amministrazione e privato, impegnano i liberi professionisti in estenuanti studi; last but not least le proroghe sono frutto di lavori frettolosi, saranno oggetto di interminabili liti che faranno diventare la magistratura il vero gestore della Riforma dello Sport.

Posso solo dire che dobbiamo trovare la forza di reagire, di diventare dei gruppi di pressione organizzati.

Lo Sport Italiano di base è in una grande difficoltà.

Non ci facciamo abbagliare dalle medaglie e dalle vittorie dei nostri amati campioni.

Infine, voglio accennare, io che mi occupo da una vita di digitalizzazione, che “Fare Sport” ha una caratteristica fondamentale da valorizzare: mentre lo pratichiamo siamo disconnessi.

Di fatto il digital detox è diventato un bisogno fondamentale nel nostro vivere sociale, sempre più iperconnesso.

Disattivare i dispositivi digitali ed i social media ci permette di ritrovare un equilibrio sano, migliorare la nostra salute mentale e rafforzare le nostre relazioni personali.

Dobbiamo quindi incentivare queste buone pratiche, attivare corsi di formazione ad hoc e vedere lo Sport anche come mezzo per mandare messaggi chiari e forti, premiando le ASD che si impegnano ad aiutare un uso consapevole dei social.

Luca Bassilichi – Direttore Generale Sporteams srl

Leggi altri articoli
Torna in alto