LA DISASTROSA GESTIONE DELL’UEFA PER LA FINALE DI CONFERENCE LEAGUE
I tifosi (tantissimi) che erano presenti ad Atene in occasione della finale di Conference hanno toccato con mano il disastro organizzativo e le colpevoli mancanze di responsabilità che l’UEFA ha evidenziato nella gestione della fan zone e nella distribuzione degli accessi allo stadio.
Tutti erano consapevoli degli inevitabili disagi causati da una trasferta difficile sia sul piano logistico (Atene via terra non è proprio a due passi) sia sul piano ambientale (gli avversari, greci, giocavano praticamente in casa). Ma appena arrivati a destinazione (nel nostro caso con un volo charter partito da Verona e felicemente sbarcati da un pullman concordato in sede di programmazione del volo), ci siamo ritrovati in un mega parcheggio a margine della cittadella olimpica, completamente asfaltato e senza uno straccio di albero, di ombrellone, di tendone dove potersi riparare dal sole. Neanche una sedia, una panchina, una cassapanca: le sole presenze erano baracchini per la vendita di hot dog, bevande e birra, il tutto sotto un sole cocente.
L’UEFA, nelle comunicazioni pubblicate a margine dell’acquisto del biglietto per l’accesso allo stadio, aveva assicurato la possibilità di trasferimenti per il centro città mediante mezzi pubblici a disposizione nelle vicinanze della fan zone viola; peccato che la metropolitana era chiusa e che qualunque altro tipo di trasferimento comportava una dettagliata conoscenza delle linee bus della zona, cosa non proprio agevole per chi, come la maggioranza dei tifosi, non ha una comprovata dimestichezza con la lingua greca.
Che l’UEFA non abbia tenuto conto del disagio che infliggeva ai tifosi viola, non tutti giovanissimi, costringendoli a stare per oltre 7/8 ore (noi siamo arrivati intorno alle 11 e i trasferimenti per lo stadio iniziavano alle 18) mi pare di una gravità assoluta. Per fortuna, ad una distanza di circa un chilometro, faceva bella mostra di sé un centro commerciale, deserto ma aperto (una cattedrale nel deserto di un’area metropolitana in una periferia non proprio frequentatissima) che ha consentito ai tantissimi tifosi viola di potersi rifocillare in un locale chiuso, con l’aria condizionata, con bistrot e ristoranti, con servizi igienici confortevoli. Insomma ci siamo salvati.
Arrivano finalmente le ore 18 e montiamo sui bus predisposti per il trasferimento allo stadio (una distanza notevole, non fattibile a piedi). Ci arriviamo dopo circa mezz’ora, qualcuno ha problemi nello scaricare il biglietto elettronico dalla app UEFA per difficoltà di collegamento bluetooth, ma il problema viene felicemente risolto. Entriamo nello stadio e ci accorgiamo che i biglietti venduti al prezzo di € 45,00 consentono una migliore visibilità di quelli, nel settore immediatamente accanto, venduti a € 65,00: misteri dell’UEFA. Ma questo sarebbe il meno: ci rendiamo conto che il nostro settore al primo anello, è sovrastato da un secondo anello pieno di tifosi dell’Olympiacos che naturalmente gettano tutto quello che possono di sotto, sulle nostre teste.
Ora mi domando: ci hanno massacrato di controlli, di perquisizioni, di minacce per non incorrere in avvicinamenti pericolosi con gli avversari, recludendoci in un lager a 40° all’ombra e poi, nel disinteresse degli steward e della polizia, assegnano il piano di sopra a quello a noi attribuito ai tifosi avversari? Ma ci sono con la testa?
Abbiamo avuto piccoli problemi, qualche inconveniente (un tifoso non è potuto partire perché aveva dimenticato i documenti a casa, un altro ha distrutto il cellulare e lo ha dovuto sostituire non senza difficoltà, un altro ancora ha avuto un incidente in autostrada, gli hanno disfatto la fiancata dell’auto ma per fortuna è potuto ripartire e raggiungere Verona, tanti hanno avuto problemi sulla strada delle Croci causa la chiusura del tratto autostradale Calenzano-Barberino dalle 22 alle 6 del mattino); qualche inconveniente organizzativo, qualche parola sopra la righe soprattutto al rientro, dove la rabbia era tanta. Ma se questi sono inconvenienti forse imprevedibili e inevitabili, l’allestimento della fan zone e la distribuzione dei posti allo stadio potevano essere programmati meglio e con più accortezza (a Praga non era così, per esempio).
E visto che non abbiamo parlato dell’esito della partita e non abbiamo dato le pagelle ai giocatori, all’allenatore e alla Società (la delusione è troppo cocente e non lo vogliamo fare), però un bel 4 all’UEFA lo assegniamo con tranquillità: VERGOGNA!
Fabio Fallai – Vice Presidente ACCVC