Campioni!

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Siamo alle soglie dei 55 anni dal secondo scudetto viola, una gioia che per chi, come noi, l’ha vissuta in diretta non può essere dimenticata. Vogliamo cercare di trasmettere quella gioia e quella entusiasmante semplicità pubblicando il ricordo di un tifoso dell’epoca, con la speranza di poterlo replicare con immutata felicità.

CAMPIONI!!!

Fu un anno pieno di gioie, ma anche di paura di non farcela; di trasferte e di partite, ma anche di Latino e, soprattutto di Greco.

Fu così che alla trasferta del secolo (a Torino con la Juve, penultima partita, migliaia di fiorentini in viaggio) non partecipai.

Il lunedì dopo avevo infatti l’ultimo compito in classe di Greco, un compito che non potevo né saltare né sbagliare se volevo ottenere la promozione a giugno.

A quell’epoca il calcio non era stato ancora stravolto dalle esigenze televisive e dai grossi interessi economici che oggi lo governano.

Le partite venivano rigorosamente giocate tutte in contemporanea e, addirittura, per non falsare i risultati nelle ultime cinque giornate veniva sospesa la trasmissione radiofonica (già c’era, anche se limitata ai soli secondi tempi delle partite) “Tutto il calcio minuto per minuto”.

Naturalmente non esistevano né pay-tv, né pay-per-view e neppure le radio private (David Guetta era un bambino).

Ma l’attesa e l’interesse erano tali che il “Chiosco degli Sportivi” (storica ricevitoria e ritrovo dei tifosi) decise di fornire comunque un servizio di informazione per coloro che non avessero potuto recarsi a Torino.

Uno dei due fratelli che gestivano il Chiosco si prese l’impegno di telefonare (ogni tanto, non esistevano neanche i cellulari) per consentire l’aggiornamento del risultato sulla mitica lavagnetta che ancora oggi è appesa fuori dal locale.

Quella domenica di maggio ripassai la grammatica di Greco, mi esercitai a fare una versione, ma poi non ce la feci più ed insieme al babbo e alla mamma mi recai sotto i Portici di via Pellicceria.

Al mio arrivo, già molte persone erano stipate sotto la lavagna, sulla quale (con i gessi colorati come le maglie delle squadre) campeggiava il risultato di zero a zero.

Il numero dei presenti aumentava costantemente, l’ansia e l’eccitazione pure.

La Fiorentina aveva tre punti di vantaggio sulla seconda in classifica (non mi ricordo se il Cagliari od il Milan) ed una vittoria, mancando poi solo una partita alla fine, avrebbe significato scudetto matematico (la vittoria allora valeva due punti).

Ad un certo punto accadde quello che era nell’aria, nelle menti e nei cuori di tutti gli appassionati a me vicini, ma anche, credo, di tutti i fiorentini.

Si aprì la porticina del Chiosco ed apparve un signore che teneva in una mano uno sgabello (strumento senza il quale sarebbe stato impossibile scrivere sulla lavagna) e nell’altra cimosa e gesso.

Il segnale era evidente: il risultato era cambiato.

La folla si accalcò immediatamente, frenetica ed emozionata.

Anche ora, mentre lo scrivo, mi vengono i brividi sulla pelle (senza dubbio è amore vero!).

L’omino salì sullo sgabello, alzò il braccio con la cimosa e lo indirizzò sullo zero giallo scritto accanto al nome – viola – della nostra amata.

Fu l’apoteosi, la gente cominciò ad urlare, spuntarono chissà da dove sciarpe e bandiere; la festa incominciò.

Non fu importante più niente: chi aveva segnato, il raddoppio viola, il giornalista della RAI che riprendeva la scena.

Tutto era legato alla spontaneità ed un militare di leva impugnò la bandiera viola esposta fuori dal Chiosco e guidò un corteo che – nei miei ricordi – ebbe il suo momento topico in Piazza Stazione, dove gli autisti dell’ATAF, anziché maledire il blocco della circolazione, esultarono anch’essi sporgendosi dal finestrini del loro posto guida.

Massimo Amaraschi

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