Sarebbe facile, forse troppo, cedere il passo al disfattismo che imperversa in città e nella tifoseria da alcune settimane. Sarebbe persino scontato seguire la marea di commenti negativi piovuti – comprensibilmente e legittimamente – su squadra, allenatore e società dopo i risultati arrivati nell’ultimo mese abbondante. Dopo l’estasi di Napoli, dove tutti noi, più o meno illusi, avevamo cullato sogni grandi quanto il cupolone del Brunelleschi, la Fiorentina è praticamente scomparsa. Talvolta non è mancata la prestazione – anche se spesso quest’ultima si è limitata a un tempo –, spesso la squadra di Italiano è stata punita anche dagli episodi (la parata di faccia di Maignan, all’ultimo minuto di gioco, ne è un esempio lampante), ma nel calcio sappiamo fin troppo bene che il risultato è quasi tutto, se non tutto, e il tabellino recita 4 sconfitte e 1 vittoria nelle ultime cinque di campionato, 2 gol fatti e 6 subiti. Poco, davvero troppo poco per non cadere nella tentazione di buttar via il bambino insieme all’acqua sporca.
È questo, però, l’esercizio che il sottoscritto vuole provare a fare: non gettare tutto alle ortiche, dopo che per diverse settimane abbiamo applaudito questo gruppo sperando potesse essere un’annata finalmente degna delle ambizioni del popolo viola. La verità è che la squadra non era da Champions League dopo la vittoria del Maradona e, allo stesso modo, secondo chi scrive, non è un organico senza valori oggi. Nico Gonzalez e Bonaventura, così come qualche gol dei difensori, hanno nascosto i limiti della rosa allestita da Barone e Pradè, e che sono evidenti e innegabili: con questi singoli in calo, sono emerse in modo grave la difficoltà dei due centravanti e la fragilità della fase difensiva. Due aspetti fondamentali che hanno finito per privare la Fiorentina di diversi punti.
La speranza, però, è che si tratti di un momento, di un lungo momento negativo in cui niente gira nel verso giusto. La sensazione è che qualunque episodio, contro qualunque avversario, possa essere fatale. E che ogni palla gol sui piedi dei nostri centravanti sia accompagnata da una sorta di incantesimo al contrario, per cui ogni sforzo di far gonfiare quella benedetta rete diventa vano. Ma non può essere questa la stagione della Fiorentina! Non può essere questa la stagione di Nzola e, soprattutto, Beltran. C’è da lavorare, ci sono delle cose da modificare da parte dell’allenatore – il modulo, ad esempio –, c’è una sessione invernale di calciomercato che può – deve – regalare pedine funzionali. C’è tempo e modo per resuscitare la Viola, per farla tornare quella che, appena poche settimane fa, veleggiava tra le prime della classe. Siamo appena a dicembre, è giusto credere in questi ragazzi e che possa essere ancora una bella stagione. È giusto provare a salvare il bambino, buttando via l’acqua sporca. Anche perché, a cedere al pessimismo adesso, c’è poco da guadagnarci.