di LORENZO MAGINI – 20° puntata
tratto dall’originale stampato nel n° 2 Anno III di Alé Fiorentina dell’Ottobre 1967
Passa la guerra; risorge la vita
Alle prime luci dell’alba del 25 luglio 1943, zaino a tracolla, lasciavo l’attendamento tra i castagni si S. Maria in Campo, piccolo paese sperduto tra i monti della Corsica, per trasferirmi ad Aiaccio. L’aria fresca e pungente del mattino e l’acuto desiderio di rivedere facce nuove e la vita movimentata di una città incutevano nell’animo euforia e spensieratezza. La guerra su quei monti, meravigliosi anche se inospitali, ci sembrava lontana, quasi non ci appartenesse. Quando, giunti nelle vie del paese dove ci attendeva il camion, incontrammo la ronda, la notizia della caduta di Mussolini ci colpì improvvisa. Ci guardammo in faccia, increduli, stupiti. Poi le nostre facce assunsero le più diverse espressioni emotive: soddisfazione contenuta, perplessità timorosa, preoccupazione profonda. Per molti era la fine della guerra, il ritorno a casa, alla vita famigliare ed affettiva, acutamente sentito dopo lunghi anni di lontananza; per altri era il crollo di un ideale o di un’idea non profondamente valutata, molto spesso supinamente accettata; per alcuni purtroppo l’improvviso avvicinarsi di un “redde rationem”, che si profilava minaccioso. Quelli purtroppo che erano in errore erano i primi. La guerra continuava: sempre più tragica, sempre più macabra.
L’8 settembre, salutato da canti e grida festose, finalmente libere e spontanee, l’incubo sembrava davvero finito. Era invece l’inizio di una tragedia ancor più grande. Divisioni ancor più profonde di quella del territorio nazionale si aprivano negli animi; lutti ancor più numerosi e fratricidi dilaniavano i cuori; momenti tragici, che la mente avrebbe ritenuti indelebilmente impressi, ogni giorno di più venivano ad incupire la difficile esistenza e la lotta per la sopravvivenza. Case distrutte, corpi straziati, giovani e vecchi posti di fronte a un mitra che vomitava la morte senza neppur concedere il conforto di una croce benedicente. No, la guerra non era finita. Continuava, inesorabile come il fatto omerico, a sconvolgere, dilaniare, distruggere sistematicamente e sadicamente, per dar luogo a quella catarsi purificatrice dalla quale sarebbe risorto un mondo nuovo, una nuova concezione della vita.
Stadi silenziosi.
Finito il campionato nel maggio del 43, i quadri delle società calcistiche si dissolvono al vento del timore, dell’angoscia, dell’aspettativa incerta del futuro. Gli atleti tornano alle loro case, alla loro famiglia. Altri seguono la via di un’idea, falsa o giusta che sia, impugnano un’arma, lottano su campi opposti anch’essi molo spesso verdi come il rettangolo di gioco, più volte rocciosi e impervi, sempre comunque intrisi di sangue. E’ così che Neri e Frigo, sì taciturni e compassati nella vita quanto esuberanti e dinamici in campo, trovano la loro morte.
Firenze rimane sotto la Repubblica sociale. Lo sport scompare dalla scena. Lo stadio è muto e silenzioso. Solo sul verde dei prati del Campo di Marte l’eterna e spavalda incoscienza dei ragazzi continua a prendere a calci un pallone. I giovani sono scomparsi di circolazione: chi sui monti, chi nascosti nelle loro case. La lotta per la sopravvivenza richiede o coraggio o astuzia; quasi sempre ambedue le cose. Ma anche le mura dello stadio conoscono il sangue l’odio, l’orrore. E davanti al muro della tribuna di maratona giovani vite vengono falciate da una raffica di mitra, vittime di un odio fratricida camuffato da giustizia militare. I loro nomi rivivono nella lapide posta sul muro dello stadio: Antonio Raddi, Guido Targetti, Leandro Corona, Ottorino Quiti, Adriano Santoni.
Agosto 1944: si torna a vivere e a giocare.
Furono lunghi mesi di paura, di stenti, di cocente attesa. Finalmente il S. Lorenzo del 1944: Firenze si trova dall’altra parte della barricata. Questa volta era finita davvero. La vita riconciava a pulsare. I ponti dell’Arno e quelli delle strade che immettevano in Firenze erano stati distrutti; Via Por S. Maria e Via Guicciardini erano state fatte saltare per ostruire l’accesso al vecchio e mai domo Ponte Vecchio, unico risparmiato dalla furia distruttrice dei nazisti. Ci si leccava le piaghe e nel bruciore delle stesse si trovava un’energia di risorgere e rivivere centuplicata. Ed anche lo sport ritornava a vivere. I giocatori fiorentini immediatamente tornano a chiedere di giocare. Innocenti, Piccardi, Parigi, Caciagli, Magherini, Milani, Biagiotti, Buzzegoli, Vanzolini, Valcareggi erano rimasti a Firenze sia perché di Firenze, sia perché a Firenze ormai avevano creato le loro famiglie. A questi si aggiungeva nuovamente l’anziano Scagliotti e un giovanissimo pulcino proveniente dal Signa: quel motorino instancabile che rispondeva la nome di Egisto Pandolfini, che in seguito i fiorentini, come sempre felici nei loro epiteti, dovevano ribattezzare “caviglione”.
Lo stadio era rimasto incolume. Ma non fu sul suo terreno che il calcio ricominciò a richiamare le folle. Gli alleati ne presero possesso e per un anno ancora rimase chiuso all’attesa e alla ripresa. Fu su altri campi, su quello delle Due Strade, su quello della Sestese, su quello della Campigiana e su diversi altri campi minori che le maglie viola ricominciarono la loro attività. Un uomo era riuscito a salvare il corredo della squadra: Ottavio Baccani. A lui, alla sua completa dedizione alla squadra viola si deve la pronta ripresa del calcio fiorentino. Creare ex novo tutto il corredo necessario sarebbe stato cosa ardua. Lana, cuoio, tessuti era difficile trovarli. Ma come d’incanto Baccani tira fuori dalle capaci casse in cui erano state rinchiuse e furtivamente messe in salvo, maglie, calzettoni, scarpe e palloni.
Si ritornò subito a giocare e il primo campo che vide questi giocatori di nuovo all’opera fu quello della Campigiana che in memoria di un suo figlio caduto sulla Calvana in un conflitto coi repubblichini aveva assunto il nuovo nome di U. S. Lanciotto (Ballerini). E fu proprio su quel campo che il sottoscritto rivide i vari Scagliotti, Valcareggi e compagni giostrare di nuovo col pallone al piede. Non c’erano ingaggi o premi partita: alla fine il bel filone di pane bianco e il chilo di carne da portare a casa per sfamare la famiglia, cose rare nonostante che la guerra fosse ormai passata, erano la paga più gradita e più apprezzata; ed a Campi Bisenzio non mancavano né l’una né l’altra.
La nuova A.C. Fiorentina
La linea gotica degli Appennini teneva inchiodati gli eserciti in lotta. Nelle silenti notti stellate di quell’estate si poteva ancora sentire un sordo e indistinto rimbombare delle artiglierie al di là dei nostri monti; ancora non avevamo ripreso il gusto del sonno: troppe erano state le notti insonni nei nascondigli e nelle case sprangate. L’Italia era ancora divisa in due.
La Toscana però era ormai libera. La gente sente rinascere in sé la gioia di vivere: ha bisogno di scordare le brutture recenti e rituffarsi nelle desuete abitudini del passato. Le nuove forze politiche venute alla ribalta non possono ignorare questa esigenza. E lo sport ritorna imperioso a riproporre la sua validità sociale educativa e ricreativa.
Il Comitato di Liberazione Nazionale di Firenze avoca a sé la direzione della Fiorentina, estromettendo l’ultimo presidente della stessa Conte Graziani Magherini. Un comitato provvisorio prende in mano le redini della società e della squadra: Paganelli, Banchieri e Orazio Barbieri ne sono i componenti principali. Ridolfi è al sud internato in un campo di concentramento alleato. I suoi precedenti fascisti creano per lui una temporanea discriminazione. Da quel grande signore che era invia da Bari a Paganelli una lettera di rinuncia a tutto quanto ancora egli avrebbe potuto esigere dalla Fiorentina, in quanto l’acconto che il console Scipione Picchi gli aveva versato nel 1942, quando Ridolfi lasciava la Fiorentina per la carica di presidente della F.I.G.C., era ben distante dal totale che gli era dovuto. La Fiorentina passava così da proprietà privata, quale in realtà era sempre stata fino allora, a vera e propria società. Di questa entravano a far parte numerosi sportivi, che nel 1945 eleggeranno liberamente il loro presidente nella persona di Arrigo Paganelli. Colui che nel 1926 aveva spinto la vecchia Libertas a fondersi col Club Sportivo per dare origine alla Associazione del calcio Fiorentina (questa infatti era l’originaria denominazione), consentendo in tal modo a Ridolfi di farla propria, diventava dopo 19 anni il primo presidente democraticamente eletto.
Come nella vita pubblica della nazione anche nello sport la guerra provocava dei mutamenti sostanziali.
Il campionato Toscano del 1945
Durante la reggenza del Comitato Provvisorio ha luogo la prima ripresa ufficiale dell’attività calcistica e nei primi mesi del 1945 si disputa il Campionato Toscano che ha le sue vedettes in Fiorentina e Pro Livorno, alla cui guida tecnica e dirigenziale troviamo un giovane che in seguito diventerà uno dei più quotati giornalisti sportivi: Aldo Bardelli. Sotto la conduzione tecnica di Cinzio Scagliotti e con la seguente formazione: Innocenti, Buzzegoli, Piccardi; Parigi, Avanzolini, Presca (Milani), Morisco, Valcareggi, Pandolfini (Penzo), Biagiotti e Magherini, dopo viva lotta con la Pro Livorno in cui figuravano Giudici, Soldani, Lovagnini, Capaccioli, Piana, Stua, Zidarich, Roffi, Raccis, Degano, la Fiorentina si aggiudicava questo campionato. A distanza di oltre vent’anni si ripetè dunque l’antico duello Livorno-Libertas; come allora sui campi si rinnovarono nonostante le difficili comunicazioni stradali e ferroviarie gli accesi scontri del tifo toscano. Ritornando col pensiero a quegli anni si può ben dire che quello sì fu calcio eroico. Su sgangherati automezzi sul cassone dei quali erano sistemate delle panchine di legno; correndo il rischio continuo dello scoppio degli pneumatici; fermandosi ogni tanto per raffreddare l’acqua dei radiatori che continuamente andava in ebollizione, si facevano chilometri e chilometri. Si partiva al mattino della domenica per raggiungere le località toscane e si ritornava la sera talvolta a notte fonda dopo la partita. Non c’erano alberghi e il pranzo non sempre era abbondante di calorie, anche se nei vari ristoranti in cui si consumavano i pasti ci si faceva in quattro per contentare nel migliore dei modi questi ragazzi che sui campi di gioco davano la dimostrazione che la vita continuava e tornava ad esser bella sia pure in tante ristrettezze. C’era una calore nuovo verso questi atleti che per quattro soldi facevano scordare le ore tragiche passate e incutevano tanta speranza e fiducia nell’avvenire. Terminato il campionato Toscano la Fiorentina partecipa a due tornei a quattro: uno a Napoli e uno a Roma. Quello di Napoli viene disputato tra Napoli, Salernitana, Pescara e Fiorentina. Lo vince il Napoli allenato da Sansone con la seguente formazione: Sentimenti II, Pretto, Berra, Rosi Milano), Andreolo, Baldi, Busani, Verrina, Gallanti, Di Costanzo, Barbieri. Quello di Roma è disputato da Roma, Lazio, Fiorentina e Pro Livorno e viene vinto dalla Lazio. Ambedue i tornei disputati più che per il loro risultato hanno valore per la passione e l’entusiasmo dimostrati nell’effettuare le quasi impossibili trasferte coi mezzi di trasporto di cui abbiamo parlato sopra.
I jet e gli alberghi di lusso erano ancora lontani: quel calcio però era vita ed esempio!
Finisce la guerra: si torna allo stadio.
Il 25 aprile 1945 la vittoriosa Guerra di Liberazione riunificava l’Italia: Milano, Torino, Genova determinavano la resa incondizionata dei tedeschi e Piazzale Loreto a Milano vedeva lo scempio ignominioso di un cadavere. L’odio purtroppo non conosce ostacoli, neppure quelli del sacro! Per il comando alleato però l’unificazione restava solo sulla carta: in effetti la linea gotica degli Appennini continuava a dividere gli italiani. Anche il calcio deve sottostare a questa disposizione tassativa dei vincitori. Ma il calcio non può attendere. Per l’Alta Italia viene nominato commissario della F.I.G.C. l’avv. Mauro; per il centro-sud è l’ing. Barassi, reggente della Federazione, a dirigere le forze calcistiche. Le squadre di serie A B e alcune di C delle diverse regioni italiane vengono divise in due gironi: uno nordista, uno centro-meridionale. Si dà così il via al primo campionato italiano del dopoguerra. Le prime quattro classificate di ciascun girone si sarebbero poi disputato il titolo di campione d’Italia.
In campo fiorentino vi è indecisione e impreparazione, ma la volontà dei nuovi dirigenti, appassionati se pure inesperti, vuole che l’attività non abbia sosta e la Fiorentina partecipa al campionato misto centro-sud. Agli effettivi che già avevano ricominciato l’attività col Campionato Toscano si aggiungono Griffanti, magli, Menti, Dalla Rosa. Gei, Poggi II, Bollano, Suppi, Gregorin mancano ancora all’appello. I due che maggiormente interessavano alla Fiorentina erano Gei e Poggi, entrambi a Genova. Ecco allora partire per la Superba e avventurarsi in un viaggio rocambolesco, che ancora oggi i protagonisti ricordano, Paganelli e Banchieri. L’opera di convincimento è dura e faticosa; alla fine soltanto Gei torna a Firenze. La Fiorentina può comunque partecipare al suo girone con una squadra che parte col ruolo di favorita. Affidata a Giuseppe Bigogno la squadra può contare sui seguenti elementi: Griffanti e Cantini portieri; Buzzegoli, Piccardi e Caciagli terzini; Rallo, Avanzolini, Magli, Milani mediani; Menti, Gritti, Gei, Biagiotti, Eliani, Pandolfini, della Rosa attaccanti. Manca come si vede il rosso Valcareggi passato al Bologna, e l’eterna riserva Innocenti che dopo dodici anni di fedeltà a colori viola, passa al lilla del Legnano. Figurano invece per la prima volta in maglia viola l’ex atalantino Gritti e il biondo Eliani prelevato dalla Ponziana. Il girone centro-sud è formato da Fiorentina, Napoli, Bari, Roma, Pro Livorno, Pescara, Lazio, Palermo, Salernitana, Siena, Anconitana. Sulla carta sembrava per la Fiorentina una passeggiata di salute vincere il girone. La squadra però non dà in campo quel rendimento che la discreta accolta di nomi potrebbe far prevedere anche per una serie d’infortuni e di disavventure.
Il più grave dei primi fu quello di Buzzegoli a Siena. Ma come spesso accade da un male nasce sempre qualcosa di nuovo e di bene. Bigogno, rimasto privo dell’irruente terzino, porta nel suo ruolo il veloce Eliani a far coppia con Piccardi. La soluzione escogitata si rivelò un autentico colpo di genio. La squadra infatti, che nelle precedenti dieci partite aveva incassato 12 reti, nelle successive dieci ne incassa soltanto quattro. La mediocre ala sinistra si era rivelato un fior di terzino. Per cinque anni sarà proprio il biondo Eliani a ricoprire quel ruolo e in quel ruolo troverà per la sua strada anche la maglia azzurra che Pozzo gli affiderà inserendolo nel complesso del grande Torino al posto di Maroso.
Tra le disavventure di quel campionato (chiamiamolo pure così), clamorosa fu quella subita a Roma il 17 Febbraio nella partita con la Lazio ad opera dell’arbitro Carpani di Milano. Al 30’ del secondo tempo, quando la partita era ancora sullo 0-0 Gei scaraventava il pallone nella rete di Giubilo; battendo nel supporto interno il pallone ricadeva davanti al portiere mentre i viola si abbracciavano esultanti. Il terzino Ferri dava un calcio rabbioso alla palla rimandandola verso la linea centrale del campo dove Koenig come niente fosse successo la raccoglieva proseguendo verso Griffanti fra le risate del pubblico e l’indifferenza dei giocatori viola. Griffanti lasciava tranquillamente fare e Koenig calciava il pallone in rete. L’arbitro convalidava il gol per la Lazio ritenendo il tiro precedente di Gei respinto dalla traversa anziché dal supporto interno. Proprio quei due punti negati ai viola e concessi ai laziali impedirono alla Fiorentina di prendere parte alla finale: la quarta squadra classificata infatti, la Pro Livorno, terminava a 27 punti precedendo la Fiorentina di un punto.
A questa finale per il centro-sud prendevano parte Napoli, Bari, Roma e Pro Livorno; per il nord Torino, Spezia, Internazionale e Juventus. Facile il successo del Torino che in tal modo si aggiudicava il primo scudetto del dopoguerra.
La Fiorentina si rifaceva della delusione subita partecipando al Torneo Internazionale di Nizza ove finiva seconda, battuta, dopo i tempi supplementari e di strettissima misura, dalla compagine locale, forse la migliore formazione francese del momento. Al suo attivo tecnico comunque poneva la rivelazione del “terzino” Eliani, l’affermazione di giovanissimi come Pandolfini e Biagiotti, il sicuro progredire di Magli.
(Foto dall’album di Aldo Polidori)
Date – Formazioni – Arbitri – Marcatori – Classifica finale |
PESCARA, 21 ottobre 1945– PESCARA – FIORENTINA 3 – 0 (0–0)
FIORENTINA: Griffanti, Buzzegoli, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Magli, Menti, Gritti, Gei, Biagiotti, Eliani.
PESCARA: Fabiani, Romagnoli, Mincarelli, Diceddo, De Angelis, Brandimarte, Lanciaprima, Suozzi, Tontodonati, Di Teodoro, Guarnieri.
ARBITRO: Cppucci di Roma.
GOALS: Di Teodoro (P.), Avanzolini autogol (F.), Tontodonati (P.).
FIRENZE, 28 ottobre 1945 – FIORENTINA – ANCONITANA 5 – 0 (3-0)
FIORENTINA: Griffanti, Buzzegoli, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Magli, Menti, Gritti, Gei, Biagiotti, Eliani.
ANCONITANA: Busani, Pierani, Tambesi, Barberini, Varoli, Renzi, Romani, Trevisani, Rossi, Battistelli, Conti I.
ARBITRO: Vannini di Bologna.
GOALS: Menti (F.), Gritti 2 (F.), Biagiotti 2 (F.).
BARI, 4 novembre 1945 – BARI – FIORENTINA 1 – 0 (1-0)
FIORENTINA: Griffanti, Buzzegoli, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Magli, Menti, Gritti, Gei, Biagiotti, Eliani.
BARI: Costagliola, Zerbini, Lenzi, Fusco, Capocasle, Baruzzi, Cavone, Maestrelli, Di Benedetti, Orlando, Fabbri.
ARBITRO: Stampacchia di Napoli.
GOAL: Cavone (B.).
SALERNO, 11 novembre 1945 – SALERNITANA – FIORENTINA 1 – 0 (0-0)
FIORENTINA: Griffanti, Eliani, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Magli, Morisco, Menti, Pandolfini, Gritti, Gei.
SALERNITANA: Ricci, Lomi, Grassi, Amenta, Saracino, Iacovazzi, Longhi, Volpe, Margiotta, Valese, Onorato.
ARBITRO: Dattilo di Roma.
GOAL: Margiotta rigore (S.).
FIRENZE, 18 novembre 1945 – FIORENTINA – LAZIO 4 – 3 (1-2)
FIORENTINA: Griffanti, Buzzegoli, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Magli, Menti, Gritti, Pandolfini, Della Rosa, Eliani.
LAZIO: Gradella, Valenti, Ferri, Alzani, Gualtieri, Manola, Koenig, Brunetti, Lombardi, De Andreis, Puccinelli.
ARBITRO: Camba di Napoli.
GOALS: Koenig 3 (L.), Menti 2 (F.), Gritti 2 (F.).
ROMA, 25 novembre 1945 – ROMA – FIORENTINA 1 – 0 (0-0)
FIORENTINA: Griffanti, Buzzegoli, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Micheli, Menti, Della Rosa, Gei, Gritti, Eliani.
ROMA: Risorti, Contin, Andreoli, Matteini, Salar, Jacobini, Krieziu, Dagianti, Amadei, Curilli, Cozzolino.
ARBITRO: Scotti di Taranto.
GOAL: Cozzolino (R.).
FIRENZE, 2 dicembre 1945 – FIORENTINA – PALERMO 2 – 0 (1-0)
FIORENTINA: Griffanti, Buzzegoli, Piccardi, Rallo, Magli, Micheli, Menti, Della Rosa, Gei, Gritti, Eliani.
PALERMO: Corghi, Cappellini, Tozzi, Conti, Porta, Noseda, Galassi, Carraro, Segurini, Di Bella, Bazan.
ARBITRO: Cristianella di Bari.
GOALS: Gei (F.), Gritti (F.).
FIRENZE, 9 dicembre 1945 – NAPOLI – FIORENTINA 1 – 0 (1-0)
FIORENTINA: Griffanti, Buzzegoli, Piccardi, Rallo, Magli, Micheli, Menti, Biagiotti, Gei, Gritti, Eliani.
NAPOLI: Sentimenti II, Pretto, Berra, Baldi, Andreolo, Rosi, Busani, Di Costanzo, Lustha, Verrina, Gallanti.
ARBITRO: Cappucci di Roma.
GOAL: Di Costanzo (N.).
FIRENZE, 23 dicembre 1945 – FIORENTINA – LIVORNO 2 – 1 (1-1)
FIORENTINA: Griffanti, Buzzegoli, Piccardi, Rallo, Magli, Morisco, Biagiotti, Menti, Gritti, Pandolfini.
LIVORNO: Giudici, Soldani, Lovagnini, Zidarich, Capaccioli, Bonaccorsi, Piana, Stua, Roffi, Raccis, Degano.
ARBITRO: Dattilo di Roma.
GOALS: Raccis (L.), Biagiotti (F.), Menti (F.).
SIENA, 30 dicembre 1945 – FIORENTINA – SIENA 1 – 1 (0-0)
FIORENTINA: Cantini, Buzzegoli, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Magli, Morisco, Biagiotti, Menti, Gritti, Pandolfini.
SIENA: Chellini, Manni, Bellucci, Pellegatta, Cortini, Englaro, Ulivieri, Bergamasco, Boldi, Semoli, Polacchi.
ARBITRO: Galeati di Bologna.
GOALS: Ulivieri (S.), Menti rigore (F.).
FIRENZE, 20 gennaio 1946 – FIORENTINA – PESCARA 3 – 1 (0-1)
FIORENTINA: Griffanti, Eliani, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Magli, Menti, Biagiotti, Gei, Gritti, Morisco.
PESCARA: Fabiani, Romagnoli, Mincarelli, Di Teodoro, Colabruni, Brandimarte, Suozzi, Tondonati, Maturo, Centorame, Guarnieri.
ARBITRO: Gemini di Roma.
GOALS: Suozzi (P.), Gei 2 (F.), Biagiotti (F.).
ANCONA, 27 gennaio 1946 – FIORENTINA – ANCONITANA 1 – 0 (0-0)
FIORENTINA: Griffanti, Eliani, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Magli, Menti, Biagiotti, Gei, Gritti, Morisco.
ANCONITANA: Pusani, Ratti, Tombesi, Renzi, Berberini, Valori, Romani, Trevisani, Diotallevi, Battistelli, Conti II.
ARBITRO: Dattilo di Roma.
GOAL: Gritti (F.).
FIRENZE, 3 febbraio 1946 – FIORENTINA – BARI 2 – 0 (1-0)
FIORENTINA: Griffanti, Eliani, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Magli, Menti, Biagiotti, Gei, Gritti, Morisco.
Bari: Costagliola, Zerbini, Lenzi, Carlini, Isetto, Baruzzi, Cavone, Di Benedetti, Fusco, Minelli.
ARBITRO: Fois di Roma.
GOALS: Biagiotti (F.), Gritti (F.).
FIRENZE, 10 febbraio 1946 – FIORENTINA – SALERNITANA 4 – 0 (2-0)
FIORENTINA: Griffanti, Eliani, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Magli, Menti, Biagiotti, Gei, Gritti, Morisco.
SALERNITANA: Mosele, Lomi, Amenta, Saracino, Voccia, Jacovazzi, Colanesi, Volpe, Margiotta, Tori, Onorato.
ARBITRO: Orlandini di Roma.
GOALS: Gritti 3 (F.), Gei (F.).
ROMA, 17 febbraio 1946 – LAZIO – FIORENTINA 1 – 0 (1-0)
FIORENTINA: Griffanti, Eliani, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Magli, Menti, Biagiotti, Gei, Gritti, Morisco.
LAZIO: Giubilo, Carton, Ferri, Alzani, Gualtieri, Del Pinto, Puccinelli, Manola, Koenig, Lombardini, Tossio.
ARBITRO: Carpani di Milano.
GOAL: Koenig (L.).
LIVORNO, 24 marzo 1946 – FIORENTINA – LIVORNO 1– 1 (1-1)
FIORENTINA: Griffanti, Eliani, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Magli, Menti, Della Rosai, Gei, Gritti, Morisco.
LIVORNO: Giudici, Soldani, Lovagnini, Spagnoli, Capaccioli, Zidarich, Piana, Stua, Picchi, Raccis, Degano.
ARBITRO: Dattilo di Roma.
GOALS: Stua (L.), Gei (F.).
FIRENZE, 24 febbraio 1946– FIORENTINA – ROMA 2 – 0 (0-0)
FIORENTINA: Griffanti, Eliani, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Magli, Menti, Biagiotti, Gei, Gritti, Morisco.
ROMA: Risorti, Brunella, Andreoli, Matteini, Salar, Jacobini, Krieziu, Di Pasquale, Amadei, Urilli, Gozzolini.
ARBITRO: Galeati di Bologna.
GOALS: Menti (F.), Gritti (F.).
PALERMO, 3 marzo 1946 – FIORENTINA – PALERMO 0 – 0
FIORENTINA: Griffanti, Eliani, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Morisco, Della Rosa, Biagiotti, Gritti, Pandolfini.
PALERMO: Corghi, Cappellini, Tozzi, Conti, Sforza, Noseda, Antolini, Carraro, Perugini, De Rosalia, Di Bella.
ARBITRO: Dattilo di Roma.
NAPOLI, 10 marzo 1946 – NAPOLI – FIORENTINA 1 – 0 (1-0)
FIORENTINA: Griffanti, Eliani, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Morisco, Della Rosa, Biagiotti, Gritti, Pandolfini.
NAPOLI: Sentimenti II, Berra, Pretto, Baldi, Andreolo, Rosi, Busani, Di Costanzo, Lustha, Verrina, Barbieri.
ARBITRO: Gemini di Roma.
GOAL: Baldi (N.).
FIRENZE 31 marzo 1946 – FIORENTINA – SIENA 5 – 0 (1-0)
FIORENTINA: Griffanti, Eliani, Piccardi, Rallo, Avanzolini, Magli, Menti, Della Rosa, Gei, Gritti, Morisco.
SIENA: Chellini, Manni, Bellucci, Martelli, Cortini, Englaro, Ulivieri, Pellegatta, Baldi, Bergamasco, Polacchi.
ARBITRO: Gemini di Roma.
GOALS: Gritti (F.), Morisco 2 (F.), Della Rosa (F.), Rallo (F.).
Napoli, Bari, Roma e Pro Livorno disputeranno il girone finale con le prime quattro squadre del Girone Alta Italia. Il Torino diventerà campione d’Italia.
continua nel prossimo numero