Nel Friuli Venezia Giulia, dal lontano 1996, un nutrito gruppo di tifosi viola segue la squadra con ardente passione e l’ha accompagnata – e continuerà a farlo – in alcune delle più belle e memorabili trasferte. Stiamo parlando del Viola Club Gorizia, che abbiamo avuto il piacere di conoscere attraverso le parole e i racconti del Presidente, Fabio Innocenti.
Fabio, quando nasce il Viola Club Gorizia?
«La storia del nostro Club ha inizio alcuni giorni prima del ferragosto del 1995, quando per caso in una pausa caffè incontro Alessandro Goretti. Come spesso accade al bar, si parla di calcio (all’epoca io ero ex arbitro, Alessandro stopper in attività), e tra gli argomenti di discussione scoprimmo di avere una passione in comune: l’amore per Fiorentina. Alcuni giorni dopo ci ritrovammo per approfondire l’argomento e quasi d’istinto nasce l’idea di fondare un Viola Club nel Friuli Venezia Giulia. All’inizio sembra quasi un sogno sopito che poteva essere realizzato nel tempo, ma ben presto ci rendiamo conto di aver gettato le basi per qualcosa che, nel giro di pochi mesi, si sarebbe propagato in tutta la regione. Iniziano i primi contatti con le associazioni del tifo di Firenze, e il 27 ottobre 1995 si tiene il primo incontro di tifosi viola finalizzato alla creazione del club. L’inaugurazione ufficiale del Viola Club, intitolato all’epoca a Mario Cecchi Gori, avviene il 13 aprile del 1996 alla presenza di ospiti illustri come la signora Valeria Cecchi Gori, il direttore sportivo Oreste Cinquini, Giancarlo Antognoni, Rigoletto Fantappiè, il dottor Pestelli e il Presidente dell’ACCVC Giancarlo Nencioni. Nell’agosto del 2002 dopo il fallimento della Fiorentina, anche il club ha vissuto momenti poco felici, tali da dover decidere se continuare nell’attività o chiudere la propria sede. La passione prevalse sulle difficoltà economiche e pur di continuare nella straordinaria avventura di essere al fianco della squadra viola, tutti i soci all’unisono contribuirono con un’autotassazione per la sopravvivenza del club».
Adesso quanti soci avete? Com’è composto il vostro organigramma?
«Attualmente i soci iscritti al club sono una cinquantina. L’organigramma è formato dal sottoscritto, dal presidente onorario Luigi Goretti (dal 2012), vice presidente Massimo Gargaloni, segretario Paolo Luisa, addetto informatico Simon Koren e i consiglieri Raffaello Bargagli, Boris Bizaj, Giorgio Cristancigh e Aurelio Sanità».
Vi ritrovate per vedere la Fiorentina? Organizzate trasferte?
«Con l’inizio dell’attività sociale, ben presto si rende necessario individuare una sede che inizialmente, nel 1996, viene ricavata da una piccola stanza, e nel 2001 trasferita in una cantina che attraverso la parsimonia e la tenacia dei soci con lavori di ristrutturazione diventa un fiore all’occhiello per il club, permettendo di assaporare le gare della Viola davanti ad un megaschermo con proiettore e creare momenti conviviali per tutti i soci. Mediamente organizziamo 4/5 trasferte a Firenze ed altre 3/4 in altri stadi, naturalmente Udine che è l’unica trasferta “in casa”. Alcune di queste trasferte restano nella storia del Club: a Innsbruck nel 2001, a Valencia in Coppa Campioni nel 2000, a Monaco, l’indimenticabile serata del furto di Ovrebo. A Firenze con Manchester United, Liverpool, Lione ed altre. Poi in serie C2 nel 2003a Cesena contro il Forlì e a San Marino. Alcune indimenticabili sfide con i gobbi: 3-0 (Oliveira, Firicano e Spadino Robbiati) e il 0-2 trasformato 4-2 da Rossi e Joaquin. Mamma mia che giornata, mi vengono ancora i brividi!».
Ci sono aneddoti che ti va di raccontarci?
«Aneddoti ce ne sono a bizzeffe. Alcuni che mi vengono in mente… Al gol di Osvaldo in Juventus-Fiorentina 2-3 nel 2008 il socio Paolo fece volare una sedia che colpì il proiettore, che si spense e non ci permise di vedere gli ultimi istanti della gara; oppure nella prima trasferta del club, finale di Coppa Italia Fiorentina-Atalanta del 1996, durante il ritorno notturno in treno una partita di briscola durò un’eternità a causa dei colpi di sonno dei quattro giocatori; i festeggiamenti lungo le vie della città con le bandiere viola al termine della gara Fiorentina-Parma, coppa Italia vinta nel 2001; poi i festeggiamenti dopo la gara per la risalita in A, con un socio fuori dal finestrino a sventolare la bandiera viola lungo le vie di Firenze prima di imboccare l’autostrada; e le birre offerte dai tifosi dell’Everton ad alcuni soci e a me fuori dallo stadio prima della gara; infine, nel 1998, al ritorno col pullman da un Fiorentina-Juventus 3-0, ci fermiamo in autogrill sugli appennini… mentre consumiamo qualcosa entra Del Piero, che tronava da solo dopo la gara, in Ferrari… rimane di stucco vedendo il locale colorato di viola e i soci che fanno segno con tre dita per rammentargli le tre pappine sul groppone». (ride, ndr)
Avete un evento in programma nel prossimo futuro?
«Sì, per i 30 anni della nascita del club: nel 2025 organizzeremo una grande festa cercando di coinvolgere anche la Fiorentina».
Quando è nata la tua passione per la Viola?
«La mia passione è nata da bimbo. Il mio babbo era toscano, di Pistoia, città che non è a tinte viola, indubbiamente strisciata senza colori. Ma fin da piccolo mi piaceva tifare così. Quando si andava a Firenze si comprava qualche spillina, la bandierina viola, piccole cose, non c’era il giro attuale dei gadget. Pur non andando allo stadio a Firenze, andavo alle amichevoli di precampionato ad agosto con i miei genitori a Massa, Lucca, Viareggio. Una passione nata nell’infanzia ma anche per essere un po’ contro gli amici e compagni di scuola tutti strisciati. Per non essere allineato. E ormai sono più di 50 anni che vado allo stadio, la mia prima partita è datata 30 dicembre 1972, Fiorentina-Ternana, e da allora ho sempre valutato la squadra per quello che riusciva a dare in campo, l’impegno totale per la maglia, una squadra che a parte il risultato (certo se si vince è meglio), dava il massimo delle proprie possibilità».
A proposito di impegno e vittorie, che sensazioni hai sulla Fiorentina vista fino a questo momento?
«Credo la squadra quest’anno abbia fatto un ulteriore passo in avanti come organico, con due giocatori per ruolo, al netto degli infortuni. Italiano ha fatto esperienza in questi due anni, inclusa la partecipazione alla Conference League, e ho la sensazione che sia più maturo nella gestione dei giocatori e soprattutto nella lettura a gara in corso. Ho molta fiducia che quest’anno ci toglieremo delle grosse soddisfazioni per quanto concerne i risultati sia nelle singole partite, vedi Napoli, che per la stagione nel suo complesso. Ovviamente non so se raggiungeremo due finali come lo scorso anno, però sono fermamente convinto che fino in fondo diremo la nostra ed il colore viola sventolerà a lungo attraverso la penisola e sulle rotte d’Europa. Con la viva speranza di vincere una coppa e ottenere un ottimo piazzamento in campionato. Ogni tanto ho un piccolo rammarico per le eccessive critiche verso la società di una certa parte dei tifosi. Al proposito rammento che negli anni settanta ci si salvava a due giornate dalla fine, con tanti abbonati in più. Sono convinto che giocando al massimo delle nostre potenzialità possiamo affrontare qualunque avversario, e con un po’ di buona sorte…».