“Viola più forte, ma se non segna Nico…”

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Questo avvio di stagione, in casa viola, ha regalato ai tifosi buone sensazioni in merito alle potenzialità della squadra di Italiano, con vittorie importanti come quella contro l’Atalanta del diversamente amato Gasperini ma anche sofferte come quella sul campo dell’ Udinese. Una partenza che, seppur non supportata dai gol dei due centravanti – nel momento in cui scriviamo, ancora a secco –, ha permesso alla Fiorentina di occupare in classifica posizioni europee. Della partenza dei gigliati, del rendimento di Nzola e Beltran e, in generale, della rosa costruita da Barone e Pradè, abbiamo parlato, in esclusiva, con Luciano Chiarugi.

Chiarugi, che giudizio si sta facendo sulla Fiorentina vista in questo primo scorcio di stagione?

«È una Fiorentina che sta rispettando le aspettative di tifosi e addetti ai lavori. Una squadra che gioca al calcio, e spesso lo fa bene, che corre per l’Europa. I ragazzi di Italiano sono partiti molto bene: in Conference League hanno eliminato una buona squadra come il Rapid Vienna, mentre in campionato sono in un’ottima posizione di classifica. Peccato per qualche punto perso male, come contro Lecce e Frosinone… ».

Ciò che desta qualche perplessità è la resa, quantomeno in termini di gol, dei due centravanti, Nzola e Beltran. Cosa ne pensa?

«Ritengo sia ingiusto, e al tempo stesso normale, giudicare un attaccante soltanto dal numero di reti. I due centravanti sono arrivati da poco, si stanno integrando, stanno crescendo di condizione e, in generale, lavorano per la squadra. Non sono passivi, si danno da fare. Dobbiamo avere un po’ di pazienza: arriveranno le occasioni e arriveranno i gol».

Chi le piace di più tra i due?

«Sono due calciatori molto diversi. Penso che a Nzola non si possa chiedere più di tanto, date le sue caratteristiche. Beltran è molto più rapido, più tecnico, sa giocare a calcio: deve integrarsi nello spartito di Italiano, conoscere i compagni e la Serie A… poi farà bene. Certo è che l’argentino avrebbe bisogno di giocare per crescere…».

A proposito di Italiano, come lo ha visto in questo avvio di stagione? La terza per lui sulla panchina viola…

«L’ho visto carico e ambizioso come sempre. In questa prima parte di stagione ha saputo anche adattarsi alla partita e all’avversario, cambiando modulo in corsa, per cui credo abbia raggiunto una maturità superiore rispetto agli scorsi anni».

La difesa però, o meglio la fase difensiva, può ancora migliorare, non crede?

«Non può, deve! La Fiorentina prende molti gol, e spesso li prende nello stesso identico modo. Credo il mister stia lavorando su tutte le fasi, quella difensiva compresa, e abbia le capacità e i giocatori per migliorarla. Purtroppo ci sono partite in cui fatichi a segnare, per il discorso dei centravanti un po’ indietro di condizione, e in queste gare, nel tentativo di far gol, ti sbilanci: diventa facile quindi perdere l’equilibrio, subire e rischiare di prendere le imbucate».

Il centrocampo gigliato, invece, è cambiato molto rispetto allo scorso anno: è arrivato un regista come Arthur al posto di Amrabat. Che impressione le ha fatto il brasiliano ex Barcellona? E in generale come le sembra la mediana viola?

«Arthur è un metodista davanti alla difesa: tocca quasi tutti i palloni, è sempre nel vivo del gioco, detta i tempi e i passaggi… È ciò che ci mancava! E può crescere ancora di condizione, non dimentichiamolo, per cui può fare molto bene. Da non sottovalutare, poi, l’arrivo di Maxime Lopez, un calciatore più dinamico e offensivo di Arthur, ma che può giocare in diverse posizioni di campo, si sacrifica per la squadra e potrà dare una gran mano. Insomma, il centrocampo mi sembra possa dare un buon affidamento».

Cosa manca, quindi, alla Fiorentina per raggiungere e mantenere le posizioni di vertice?

«Intanto manca la miglior condizione di tutti i suoi elementi: quando tutti saranno al massimo delle loro potenzialità, valuteremo a che punto siamo. Poi, serve certamente una maggiore solidità difensiva, unita, come abbiamo detto, ai gol dei due centravanti. Senza questi due aspetti diventa difficile scalare posizioni».

Ma secondo lei, in conclusione, siamo di fronte a una squadra più o meno forte dello scorso anno? O grossomodo uguale?

«Credo sia un po’ più forte, anche considerando le maggiori alternative a disposizione di Italiano. L’unico rammarico, tornando anche alla domanda precedente, è che la società non è riuscita a investire su due pedine: un difensore di livello e un esterno che portasse un po’ di gol. Se non segna Nico Gonzalez, non facciamo mai gol con gli esterni».

Intervista di Giacomo Cialdi

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