In Lombardia, terra ostica per chi ha il cuore viola, un nutrito gruppo di tifosi fa sentire la propria voce e la propria vicinanza alla squadra. Parliamo del Viola Club Como, protagonista di questa nuova puntata di “Tutto lo Stadio”. Per l’occasione, abbiamo parlato con Cristian Strambini, vice-presidente del Club.
Cristian, ci racconti com’è nato il vostro Viola Club?
«Io e altri ragazzi abbiamo deciso di rilevare il Club e di portarlo un po’ nel futuro rispetto alla precedente gestione, comunque ben mantenuta, che con tanta fatica ha cercato di mantenerlo in vita in una zona non propriamente “viola”. Il Viola Club Como esiste dagli anni ’60 e solamente l’anno scorso, considerato anche l’impegno che richiede, Massimiliano Pocceschi, attuale presidente, ed io, insieme ad altre persone, abbiamo deciso di subentrare. Ovviamente in accordo col precedente presidente, Vittorio D’Haveloose, oggi rimasto presidente onorario».
Quanti soci contate? Che tifosi siete? Qualcuno è più tifoso di altri tra voi?
«Abbiamo circa 55 iscritti ma è in fase di espansione, a dimostrazione delle tante telefonate che riceviamo per aderire e far parte di questo bellissimo gruppo che è diventato una grande famiglia. Siamo tifosi molto viscerali e attaccati alla squadra e alle vicende societarie e sportive, motivo per il quale indicare un tifoso piuttosto che un altro mi risulta difficile ma se dovessi nominarne uno direi sicuramente il vecchio presidente Vittorio: sono moltissimi gli aneddoti che ci racconta, dalla Fiorentina scudettata agli ultimi anni, alle sue trasferte e al calcio che fu, oggi ormai figlio di fattori più economici che sportivi».
Come sei diventato tifoso viola?
«La mia passione mi è stata tramandata da mio padre, tifoso viola ovviamente, e come tutti gli iscritti cerchiamo di tramandare ai figli questa passione portandoli dietro e coinvolgendoli. Gli amici di mio padre già da piccolo mi chiamavano Antognoni, e io ne andavo fiero: “l’unico capitano” è stato sicuramente il giocatore più rappresentativo nel mio coinvolgimento alla causa viola».
Tifare viola a Como non dev’essere esattamente una passeggiata…
«No, direi proprio di no. E’ molto difficile e da coraggiosi perché siamo circondati da tifosi solamente strisciati che spesso ci sbeffeggiano, ma cerchiamo di tenere alto il nome cercando di far vedere che il calcio non è solo business ma anche uno stupendo sport dove, oltre ai risultati, è necessario anche divertirsi vedendo la propria squadra… e coltivando la speranza di tornare anche un po’ ai fasti del passato».
Venite spesso nel capoluogo tosano?
«Organizziamo pian piano sempre più trasferte e a Firenze riusciamo a scendere quattro/cinque volte in un anno, ma devo dire che quest’anno abbiamo organizzato anche le trasferte di Milano, Monza e Cremona, oltre a quelle europee come Braga, Riga, Basilea e, per finire, la finale di Praga. Oltre alla finale di Coppa Italia dove siamo scesi in 23».
Dove vi ritrovate per vedere le partite?
«Abbiamo trovato una nuova sede dove, tutti insieme, ci troviamo per vedere la partita e cogliere l’occasione per cenare o bere qualcosa insieme che si trova appena fuori città. Ci ritroviamo in un locale-bar che più precisamente è un centro sportivo e dove, oltre a vedere le partite, riusciamo a organizzare diverse cene all’anno prima della partita serale. Questo è molto bello perché sta creando una vera e propria famiglia che tifa e soffre insieme. Prima della partita mettiamo sempre nelle casse del locale l’inno della Fiorentina, mentre a fine partita ci siamo affezionati a “E’ Fiorentina” di Pupo».
C’è un aneddoto che ti va di ricordare?
«In occasione della cena di Natale siamo riusciti a fare una videochiamata con Joe Barone e Alessandro Ferrari che, disponibili come sempre, sono intervenuti facendoci gli auguri. Proprio a Moena, dove tutti gli anni saliamo per passare qualche giorno con la squadra, abbiamo trascorso un’oretta al tavolo di un bar proprio con Barone e Ferrari e abbiamo cercato di convincerlo a mettere allo stadio, alla fine delle partite, proprio la canzone di Pupo, che a nostro modo di vedere, se cantata da tutti i tifosi, diventerebbe un momento molto bello avendo delle parole veramente toccanti».
Qual è il vostro obiettivo, come Viola Club, nel medio termine?
«L’obiettivo è senza dubbio quello di allargarci e coinvolgere sempre più persone, e questo lo stiamo facendo anche attraverso ai social con pagine dedicate su Facebook e Instagram: una persona si dedica a fare il pagellone alla fine di ogni partita. Anche qui abbiamo in mente di svilupparci attraverso più foto del Club. Oltre a questo sicuramente faremo magliette e polo dedicate al nostro Viola Club. Insomma, siamo molto attivi su tutti i fronti e, nonostante questo richieda molto impegno, la passione non ci fa sentire la stanchezza».
A proposito di passione, come hai vissuto il finale di stagione della Fiorentina?
«Be’, sicuramente rimane l’amarezza di essere arrivati a un passo dalle coppe, ma a mio giudizio non si può negare che arrivarci è già motivo di soddisfazione, considerando che questo è solo il quarto anno della gestione Commisso».
Da dove ripartiamo, o dovremmo ripartire, secondo te?
«La Fiorentina ha mostrato delle lacune che sono sotto gli occhi di tutti e ritenendo che giocatori legati alla maglia non esistono più, penso che il problema non sia tanto chi viene ceduto piuttosto come vengono riutilizzati i ricavati degli stessi. Il Napoli insegna. Non mi strappo i capelli per nessuno, ma certo è che la squadra ora, se si vuole alzare l’asticella, va rinforzata non tanto numericamente quanto nella qualità dei giocatori. In primis l’asse centrale: portiere-difensore centrale-regista-punta sono gli elementi che possono senza dubbio alzare il livello di questa squadra. Pensate se solamente quest’anno avessimo avuto Vicario e Vlahovic come sarebbe andata…».
Hai un consiglio e un saluto per i tifosi viola che ci seguono?
«Il mio consiglio? Sicuramente essere meno polemici, visto che abbiamo un presidente che fa calcio: investire sul settore giovanile con una miriade di società affiliate in toscana, prima di Inter e Sampdoria, e fare un centro sportivo tra i più belli al mondo significa investire nel midollo della società e creare un futuro più solido e performante. Il centro sportivo è la cosa più importante di tutte a mio parare, e il Viola park è un gioiello da andarne fieri. Inoltre, in tempi come questi avere una società sana non è certo da meno, anche se non nego che speriamo sempre in qualcosa in più perché anche noi, da buoni fiorentini fuori Firenze, vorremmo fare sempre un passo in più, qualcosa che sia all’altezza della bellissima città che la squadra rappresenta. Quindi rimaniamo tutti uniti: il futuro è dalla nostra. Forza Viola, un abbraccio a tutti i lettori».