Come nella fiaba, ma è un incubo. Il re è ignudo: niente Pnrr, niente nuovo Franchi, la tanto attesa (?) riqualificazione del Campo di Marte, quella sì, nel mondo delle fate. E il nostro re, testardo, confuso e bastonato, rimane con il cerino in mano.
Su Alé Fiorentina, spesso e per tempo, contro i facili entusiasmi dei più, mettemmo in guardia. Adesso è chiaro e lampante: l’Europa non intende sganciare i soldi per uno stadio privato e ne suggerisce un miglior uso. Il governo precisa: no tengo dinero!
Schiaffi al re, schiaffi e pernacchie alla città gigliata ma il nodo (gordiano) stadio resta irrisolto mentre cresce l’irritazione di una società più seria di come sia stata dipinta, da media e non solo, e che ha dimostrato di voler investire. Dentro e fuori dal campo.
La vicenda stadio, gestita così male, è il punto più basso toccato dalla città (fino ad oggi). La città, e il suo re, hanno avuto un’occasione storica che risponde al nome di Rocco Commisso, sbarcato in quel di Peretola un rovente pomeriggio di quasi quattro anni fa. Prima della pandemia. Prima della crisi energetica. Prima del profondo rosso del calcio italiano. Prima dei Var e dei Dazzon!
Quattro anni sono pochi e sono tanti. Riavvolgendo il nastro è stata una cronaca degli orrori: prima l’irrealizzabile e antieconomica “opzione Mercafir” (strutture vecchie, terreni da bonificare, mercato da spostare ma non si sapeva dove), poi i cavilli elicoidali per intervenire sul Franchi, poi il no a Campi Bisenzio perché pare sia preferibile un terreno vuoto – il Parco della Piana è un’altra fiaba – oppure un più probabile altro mega-centro (forse!). Adesso è naufragata l’ipotesi Pnrr.
Bobby Solo – Non c’è più niente da fare…. https://youtu.be/MCmLCwE-gug
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – ché le sigle dicono tutto e nulla – è stato come il bellissimo vestito dell’Imperatore o per il nostro regio desnudo come la rassicurante copertina di Linus, in cui poteva infilare tutto e il suo contrario e ripararsi alla bisogna.
Il prosieguo – bene dirselo con franchezza – è una strettoia: o l’intervento sul Franchi come desidera Commisso, con i suoi soldi e tempi e richieste (ammesso sia ancora interessato), o il trasferimento altrove in un’area più fungibile. Che non è Firenze.
Il Franchi è a serio rischio agibilità (il calcestruzzo non è eterno) e la Fiorentina, ammettendo anche voglia competere a livelli internazionali, volente o nolente, dovrà iniziare a guardare altrove e la prima scelta potrebbe ricadere proprio su Bagno a Ripoli, dove la società si appresta a inaugurare un centro sportivo in linea con le sue ambizioni.
Insomma, dopo questo balletto di quattro anni, la città, dopo il Maggio commissariato, potrebbe perdere anche la sua Fiorentina. E il quartiere viola, il Campo di Marte, tra tifosi che vanno al centro sportivo per un intrattenimento oltre i 90 minuti di giuoco e uno stadio a pezzi, rischierà il vero deserto. Altro che baby gang!
Lorenzo Somigli