La Fiorentina si trova, inaspettatamente, a correre su tre fronti: il campionato, grazie a buone prestazioni e continuità di risultati, è riaperto e nelle Coppe tutto può accadere. Per parlare del momento della squadra di Italiano, Alé Fiorentina ha intervistato in esclusiva Giancarlo De Sisti, mito della storia viola.
De Sisti, come valuta la Fiorentina vista nelle ultime settimane? Cosa è cambiato secondo lei?
«La squadra sta facendo bene, molto meglio rispetto a quanto fatto dopo il Mondiale. Le ultime partite hanno mostrato un buon gioco, un buon collettivo e risultati importanti. Finalmente c’è stata un po’ di continuità. Ritengo il cambio di passo della Fiorentina non sia da attribuire a un uomo, bensì all’ossatura: ho l’impressione che Italiano abbia finalmente trovato delle certezze, e da queste parta ogni partita. Mi riferisco a Mandragora in mezzo al campo, ad esempio, che sta dando equilibrio e tempi; Cabral in attacco mi sembra sia preferito rispetto a Jovic. Insomma, è cresciuta tutta la squadra e a tratti stiamo vedendo il gioco dello scorso anno. Speriamo di continuare così».
Il centrocampo appare il reparto più cresciuto, è d’accordo?
«Direi di sì, perché rispetto a qualche settimane fa adesso riesce a interdire meglio e costruisce con più qualità. Merito, come detto, della crescita di Mandragora ma anche di Amrabat che sta tornando su livelli decisamente alti. Oltre ai vari Barack, Bonaventura, Castrovilli etc., ovviamente».
In attacco, invece, cosa è accaduto?
«È accaduto che i centravanti si sono sbloccati. Gli attaccanti fanno così: vivono situazioni difficili, nelle quali sembrano non riuscire mai a centrare la porta, e poi di colpo trovano il gol e non smettono più di segnare. Cabral e Jovic hanno fatto piuttosto bene nell’ultimo periodo, riuscendo a concretizzare e facilitando il compito della squadra: quando l’attaccante segna, è banale dirlo, tutto diventa più semplice».
Chi le piace di più tra i due? Ha una preferenza?
«Sono entrambi buoni giocatori, Cabral si fa preferire per il gioco aereo e, in generale, per un atteggiamento di più viva partecipazione. Jovic è arrivato con la fama del buonissimo giocatore, ma il brasiliano si è fatto largo nelle gerarchie offensive».
La stagione è ancora piuttosto lunga, e sta entrando nella fase più calda: che Fiorentina servirà per raggiungere i traguardi per i quali oggi la squadra corre?
«Servirà più concentrazione del solito, e tanti sacrifici. Sacrifici, sacrifici e ancora sacrifici: una rincorsa in più, uno scatto in più… Lo spirito giusto. I giocatori però sanno benissimo cosa sono chiamati a mettere in campo in questi ultimi due mesi di stagione: adesso si giocano tutto!».
È d’accordo con chi dice che il settimo posto in campionato è ancora raggiungibile?
«Credo di sì, a patto che la Fiorentina riesca a tenere botta agli impegni nelle Coppe. Il campionato non è facile, ci sono diverse squadre in pochi punti, tra cui la Juventus (nel momento in cui scriviamo i bianconeri sono settimi a +4 sulla Fiorentina, ndr), quindi è giusto crederci e onorare il campionato ma tenendo bene in mente che è molto difficile».
Per quanto riguarda le altre due strade, Coppa Italia e Conference League, cosa pensa?
«Ritengo siano competizioni differenti: la Coppa Italia è un percorso più breve, ma in finale ci sarà una tra Juventus e Inter, un avversario quindi molto tosto; in Europa invece abbiamo davanti una strada più lunga ma, sulla carta, squadre più deboli delle due citate sopra. Sia l’una che l’altra coppa è a portata di mano… spero la Fiorentina usi entrambe le mani e si porti a casa tutto. (ride, ndr) Sarebbe fantastico per Firenze e per i fiorentini alzare finalmente un trofeo e tornare al tavolo dei grandi: città e tifoseria lo meriterebbero!».
Intervista di Giacomo Cialdi
(foto in copertina di Paolo Lamuraglia)