Il 9 agosto, all’età di 91 anni, ci ha lasciato Alberto Orzan, campione d’Italia nel 1955-56. Orzan ha accompagnato e vissuto intensamente la storia viola, fino ai suoi ultimi mesi di vita. Ce lo ricordiamo lo scorso dicembre al Centro Tecnico di Coverciano alla presentazione del libro “Campioni 1955|56” del Museo Fiorentina; a metà marzo alla visita al Viola Park con le “Glorie Viola” e il 25 marzo alla presentazione del nuovo logo della Fiorentina, con il giglio che aveva indossato tante volte sulla maglia.
Alberto era nato il 24 luglio 1931 a San Lorenzo di Mossa, in provincia di Gorizia, un paese che oggi si chiama San Lorenzo Isontino, dove, a quei tempi, il pallone era sempre tra i piedi dei ragazzi che sognavano di arrivare in serie A come era riuscito a Ivano Blason, classe 1923, uno tra i primi interpreti del ruolo di battitore libero: campione d’Italia nel 1952-53 e 1953-54 con l’Inter allenata da Foni e poi baluardo del Padova delle meraviglie allenato da Nereo Rocco. A San Lorenzo era nato un altro giocatore di quella Fiorentina campione d’Italia: il portiere Riccardo Toros.
Orzan arrivò a Firenze nell’estate del 1954, la Fiorentina lo acquistò dall’Udinese insieme a Giuseppe Virgili. L’attenzione degli sportivi era tutta concentrata sul centravanti: Virgili era più conosciuto, costava tanto e i tifosi aspettavano da tempo un grande realizzatore.
Alberto, invece, non suscitava molte attenzioni, aveva poche presenze in serie A con l’Udinese e si sapeva solo che era un mediano. Per lui parlava il suo allenatore ad Udine, Beppe Bigogno, uno dei giocatori più importanti della Fiorentina ante guerra. Il ragazzo, forte come una quercia, possedeva grandi doti tecniche associate ad una notevole vigoria. Queste caratteristiche venivano accompagnate dalla velocità di pensiero che gli permetteva di essere sempre nel punto giusto.
La Fiorentina, a ventitré anni, era una grande occasione, ma anche un grosso salto nel vuoto. Nella squadra viola la mediana titolare era già stata completata: Chiappella… Rosetta… Segato!
Sarebbe riuscito a trovare un posto in squadra? A quei tempi, gli undici giocatori che entravano in campo erano gli stessi che uscivano: non c’erano sostituzioni.
Fulvio Bernardini apprezzava i buoni calciatori, ma li apprezzava ancor di più quando erano umili, modesti, generosi, quando avevano valori umani come quelli che aveva Orzan.
Alberto, però, raccontava che la sua avventura a Firenze non era partita bene. Lui, molto riservato e abituato ad esprimersi in dialetto, non riusciva a capire cosa gli veniva detto da gente che parlava velocemente ed era molto sguaiata… gli sembrava di essere finito in un altro pianeta!
Già nel ritiro svizzero di Bulle Orzan conquistò la fiducia del tecnico e la maglia da titolare arrivò subito, alla prima giornata di campionato, il 19 settembre 1954 in Fiorentina-Catania (2-1). In una stagione in cui Segato giocò 32 partite (su 34), Rosetta 31 e Chiappella 29, Orzan giocò ben ventuno partite. Bernardini lo aveva scelto, era diventato uno dei suoi uomini. Quando c’era da sostituire qualcuno, che non fosse un attaccante, la soluzione era sempre la stessa: Alberto, che sapeva distruggere, ma anche costruire.
Fu per questo che i tifosi cominciarono a vedere Orzan come il jolly di Fulvio. L’anno dopo, con Julinho e Montuori, la Fiorentina mise finalmente a posto il suo attacco e dominò il campionato, incantando i pubblici di tutta Italia. Alberto, nel girone d’andata, giocò poche partite, assicurando sempre un ottimo rendimento. Mercoledì 29 febbraio 1956 la Fiorentina era impegnata a Padova, nel recupero della seconda giornata di ritorno. Fu una battaglia. I viola vinsero (1-0), ma pagarono un duro prezzo: tanti infortuni. Capitan Rosetta, il centromediano attorno a cui ruotava tutta l’organizzazione difensiva, resterà fuori per le rimanenti quattordici partite di campionato. La domenica dopo i gigliati giocavano a San Siro contro l’Inter, l’ultimo ostacolo verso lo scudetto. La Fiorentina vinse (3-1), mostrando la solita solidità difensiva. Orzan fu la soluzione trovata da Bernardini per sostituire Rosetta: in un anno e mezzo di allenamenti la quercia friulana aveva imparato a stare benissimo al centro della difesa. Il suo senso di posizione e la capacità di giocare di testa lo resero un validissimo difensore centrale.
La trasformazione di Alberto da mediano a centromediano fu l’ennesima intuizione di Fulvio che portò la Fiorentina a dominare il campionato (vinto con dodici punti di vantaggio sulla seconda classificata).
Pochi mesi dopo arrivò l’esordio di Orzan in maglia azzurra: l’11 novembre del 1956 a Berna (Svizzera-Italia 1-1), in Nazionale c’erano cinque giocatori della Fiorentina.
Negli anni successivi Alberto fu uno dei protagonisti della squadra che arrivò per quattro volte consecutive al secondo posto; perse la finale di Coppa dei Campioni del 1957 a Madrid contro il Real; vinse, nel 1957, la Coppa Grasshoppers; vinse la Coppa dell’Amicizia nel 1959 e 1960 e la Coppa delle Alpi nel 1961.
Nel 1960-61 dello squadrone dello scudetto erano rimasti in pochi. Beppone Chiappella stava finendo la sua carriera di giocatore per diventare allenatore (rimase a Firenze fino al dicembre 1967, per tornare nel 1978 quando c’era da salvare la sua squadra dalla retrocessione in B). All’inizio della stagione giocavano Montuori, Sarti ed Orzan, poi Miguel subì l’infortunio alla testa che lo costrinse a smettere di giocare. Sarti nelle Coppe lasciava il posto ad Enrico Albertosi che si stava affermando ed era più adatto a giocare alla luce dei riflettori. Toccò ad Orzan guidare, da protagonista e capitano, la squadra che concluse la stagione 1960-61 con la doppia vittoria la Coppa delle Coppe, prima manifestazione UEFA vinta da una squadra italiana, e la Coppa Italia (2-0 alla Lazio, giocando con un’insolita maglia gialla).
Ma non era ancora finita né per lui né per Giuliano Sarti: nel 1961-62 furono tra i protagonisti di una nuova appassionante lotta per lo scudetto. A sette giornate dal termine della stagione i viola erano soli in testa alla classifica. Chi guarda le classifiche finali e annota il terzo posto, non si rende conto di quanto fosse stato vicino quello scudetto…
L’anno successivo Ferruccio Valcareggi sostituì Nandor Hidegkuti sulla panchina viola e Alberto trovò pochissimo spazio in una squadra dove Piero Gonfiantini si era preso brillantemente il centro della difesa. Alberto fece i suoi ragionamenti e concluse che nuove avventure marginali non facevano per lui decidendo di chiudere la carriera dove l’aveva vissuta e dove si era sposato: a Firenze.
Proprio lui, che nei primi mesi trascorsi in città aveva difficoltà a capire cosa gli veniva detto da questa gente che si mangiava un monte di parole, era diventato fiorentino.
Un grandissimo fiorentino!
Questa la motivazione con cui è entrato nella Hall of Fame Viola nel 2013, categoria giocatori
ALBERTO ORZAN, il sogno di ogni direttore sportivo, di ogni allenatore: il giocatore totale, quello che ricopre ogni ruolo e lo fa sempre con umiltà, dedizione, coraggio e tanta affidabilità. Alberto Orzan è tutto questo ed è anche il Capitano nella storica vittoria del 1961 in Coppa delle Coppe, primo trofeo UEFA vinto da una squadra italiana. Oltre allo scudetto del 1956, alla Coppa Grasshoppers del 1957 e la Coppa Italia del 1961, Orzan colleziona tra il 1954 e il 1963, 246 presenze viola complessive e 3 reti realizzate, quattro presenze nella Nazionale maggiore.
Massimo Cervelli – Commissione storia del Museo Fiorentina